Calo demografico: quali sono i Paesi che lo stanno sperimentando e perché è un problema serio
La popolazione cinese è diminuita per la prima volta in 60 anni: all'inizio del 2023, il tasso di natalità a livello nazionale ha toccato il minimo storico. Ma la Cina non è l'unico Paese a trovarsi in questa situazione...
Molti altri Paesi, soprattutto in Europa e in Asia, vedranno la propria popolazione ridursi nei prossimi decenni, se le previsioni per il 2100 pubblicate dalle Nazioni Unite nel 2020 si riveleranno veritiere.
Otto Paesi con più di 10 milioni di abitanti hanno registrato un crollo della popolazione nell'ultimo decennio. La maggior parte di essi si trovano nel continente europeo.
Oltre all'Ucraina, la cui popolazione è crollata a causa dell'invasione russa, sta diminuendo il numero di abitanti in Italia, Portogallo, Polonia, Romania e Grecia.
Secondo l'Inps, la popolazione italiana è quella che in Occidente diminuisce alla velocità maggiore. Il numero di anziani sta aumentando a dismisura e si sta riducendo sempre più il tasso di natalità.
Le ragioni alla base di questa crisi demografica globale sono molteplici e alcune sono legate alle diverse realtà nazionali, ma tutti quanti i Paesi hanno in comune la persistenza di bassi tassi di fertilità, vale a dire che in media vengono messi al mondo meno figli rispetto al passato.
Secondo la Banca mondiale, in questi Paesi dell'Europa meridionale e orientale si registrano tassi di fecondità compresi tra 1,2 e 1,6 figli per donna.
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Per mantenere la stabilità di una popolazione è necessario un tasso di fertilità superiore a 2. Il livello di sostituzione (ovvero il numero di figli necessario per rimpiazzare naturalmente la popolazione) è di 2,1 nei Paesi sviluppati e la cifra aumenta per quanto riguarda quelli con una mortalità infantile più elevata.
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Secondo gli esperti, il motivo per cui è necessario un tasso di fertilità superiore a 2,0 è che, anche in presenza di un'assistenza sanitaria di qualità, non tutti i bambini sopravvivono fino all'età adulta. Inoltre, è leggermente più probabile che i nuovi nati siano maschi.
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Le ricerche dimostrano che le ragioni principali alla base dei bassi tassi di fertilità sono la presenza di un maggior numero di donne nel mondo dell'istruzione e del lavoro, nonché un maggiore accesso alla contraccezione.
Quindi si può dire che, per molti versi, il calo dei tassi di fertilità è un successo del femminismo. Purtroppo, però, costituisce un grave problema a livello globale. Ti spieghiamo perché.
Molti ritengono che avere meno figli sia migliore per il pianeta perché significa meno emissioni di carbonio. Ed è così, ma il vero problema è il ribaltamento della piramide demografica (la percentuale di anziani è maggiore rispetto a quella di giovani).
In un contesto di progressivo invecchiamento della popolazione, chi pagherà le tasse e l'assistenza sanitaria per gli anziani in futuro? Riusciremo davvero ad andare in pensione?
Ai bassi tassi di fecondità si aggiunge un enorme esodo migratorio in Polonia, Romania e Grecia. Sono sempre di più i cittadini di questi Paesi che lasciano la propria patria e si trasferiscono all'estero.
La popolazione della Siria è dilaniata da più di un decennio di guerra, che ha provocato la fuga di milioni di profughi verso i Paesi vicini e non.
Secondo le stime dell'Osservatorio siriano per i diritti umani (SOHR), circa 606.000 uomini, donne e bambini sono rimasti uccisi durante i combattimenti nel Paese.
Anche in Russia, Germania, Corea del Sud e Spagna le proiezioni demografiche vedono una popolazione in calo entro il 2030.
Ma mentre le popolazioni dei Paesi europei, americani e asiatici diminuiranno entro il 2100, il numero di persone in Africa continuerà a crescere, secondo le proiezioni delle Nazioni Unite.
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Il continente africano passerà dagli attuali 1,4 miliardi di abitanti ai 3,9 miliardi di abitanti entro il 2100. Circa il 38% della popolazione mondiale vivrà in Africa, rispetto all'attuale 18%.
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Il professor Ibrahim Abubakar, dell'University College di Londra, ha dichiarato: «Se queste previsioni sono accurate anche solo a metà, la migrazione diventerà una necessità per tutte le nazioni e non un'opzione».
Secondo gli esperti, è necessario un ripensamento profondo della politica globale. «La distribuzione della popolazione in età lavorativa sarà cruciale per la prosperità o il declino dell'umanità», ha spiegato il prof. Abubakar alla BBC.