Allarme per la corrente atlantica: il suo collasso metterebbe a rischio la Terra
Una recente previsione mette in guardia riguardo un possibile rallentamento della corrente atlantica già entro il 2030, scenario che potrebbe portare a gravi conseguenze climatiche globali.
L'AMOC (Atlantic Meridional Overturning Circulation) è la principale corrente oceanica, responsabile della regolazione del clima del pianeta.
L’AMOC trasporta l’acqua calda dai tropici al Nord Atlantico, dove si raffredda, diventa più salata e sprofonda nell’oceano. Successivamente, la corrente procede verso sud, svolgendo un ruolo cruciale nella modulazione delle condizioni meteorologiche globali.
César Barbedo Rocha, professore presso il Dipartimento di Oceanografia Fisica dell'Istituto Oceanografico (IO) dell'Università di San Paolo (brasile), ha spiegato: "L'acqua diventa molto fredda e perde molto calore verso l'atmosfera".
Prosegue: “L'acqua fredda è molto densa, diventa più pesante dell'acqua sottostante e affonda violentemente. Quest'acqua, affondando, inizia a spostarsi verso sud, ma non crea un vuoto. L'acqua è un continuum. Quindi, per compensare quest'acqua che affonda nella parte superiore dell'oceano, esiste un trasporto verso nord, nell'Atlantico.”
Il professore ha inoltre sottolineato, in un'intervista al quotidiano dell'università, che si tratta di un processo a lungo termine, in cui l'acqua che affonda nel Nord Atlantico ritorna in superficie per raffreddarsi dopo circa mille anni.
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Il problema è che il riscaldamento globale, causato dalle emissioni di gas serra, altera e minaccia il meccanismo che controlla il trasporto del calore all’interno dell’AMOC.
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Utilizzando modelli climatici sui supercomputer, i ricercatori hanno simulato l'impatto dello scioglimento dei ghiacciai e hanno scoperto un cambiamento significativo nelle correnti marine che sta avvenendo molto prima del previsto, secondo il sito web UOL.
Secondo lo studio dell’Università di Copenaghen, l’indebolimento dell’AMOC potrebbe contribuire ad un innalzamento del livello del mare fino a un metro, con conseguente inondazione di diverse città costiere.
Per non parlare del cambiamento dei modelli di pioggia e siccità in Amazzonia, che intensificano i processi dannosi già osservati in questo ecosistema.
Le allerte circolano da tempo. Nel mese di febbraio, un gruppo di studiosi dell'Istituto per la ricerca marina e atmosferica dell'Università di Utrecht ha rilevato segni di un progressivo indebolimento delle correnti dell'oceano Atlantico, secondo un articolo del quotidiano spagnolo 20minutos.
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Inoltre, studi quantitativi indicano che esiste una probabilità del 95% che questo collasso si verifichi tra il 2025 e il 2095, prima della fine di questo secolo, ha riferito il giornale dell’Università di San Paolo (USP).
Nonostante i numerosi avvertimenti, la maggior parte delle nazioni rimane impreparata di fronte alle diverse conseguenze del cambiamento climatico, che variano significativamente in ogni regione del globo.
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