È il luogo più remoto e inaccessibile della Terra ed è qui che finiscono le navicelle spaziali in disuso
Secondo il sito della ESA, dal 1957, anno del lancio dello Sputnik a oggi sono stati realizzati migliaia di lanci nello spazio. Ma vi siete mai chiesti dove finiscono le navicelle spaziali una volta rientrate a terra o quelle in disuso?
Si tratta di Point Nemo, un luogo remoto nel mezzo del Pacifico deputato a ospitare detriti spaziali e resti di navicelle, definito anche 'polo oceanico dell'inaccessibilità'.
Point Nemo è così denominato in onore del personaggio Nemo, concepito da Jules Verne nel suo celebre romanzo "20.000 leghe sotto i mari". Il termine "Nemo", in latino, si traduce con "nessuno".
Il nome di questo luogo ben risponde alle sue caratteristiche: Point Nemo, infatti, si trova in mezzo all'oceano lontano dalla terraferma, lontano dai territori dove c'è vita umana ed è un luogo in cui anche la vita sottomarina è complicata da una serie di condizioni naturali.
Foto: Unsplash - Yucar FotoGrafik
È stato scoperto - o meglio calcolato - dall'ingegnere e topografo croato-canadese Hrvoje Lukatela nel 1992, mentre cercava il luogo più remoto del pianeta.
Lo scienziato croato-canadese ha impiegato un software di alta precisione per ottenere una risoluzione numerica di circa 1 millimetro, basandosi sui dati forniti dalla Digital Chart of the World, realizzata dalla Defence Mapping Agency statunitense, attualmente conosciuta come National Geospatial-Intelligence Agency.
È stato grazie a lui e a un importante gruppo di ricerca che è stato possibile individuare questo spazio che oggi è fondamentale per lo smaltimento di questi detriti spaziali, in modo che possano avere il minor impatto possibile sull'uomo e sulla fauna marina.
Secondo i dati del Servizio oceanico dell'Amministrazione nazionale oceanica e atmosferica degli Stati Uniti (NOAA), la posizione esatta di Point Nemo è a 48°52,6' di latitudine sud e 123°23,6' di longitudine ovest.
Foto: Timwi
E quando parliamo di inaccessibilità, è perché le aree terrestri più vicine a questo punto distano ben... 2.688 chilometri!
Foto: D. García Castellanos. U. Lombardo Scottish Geographical Journal
Secondo le osservazioni del NOAA, le coste più vicine comprendono l'isola Ducie, parte delle isole Pitcairn a nord; l'isolotto Motu Nui vicino all'isola di Pasqua a nord-ovest; l'isola Maher in Antartide a sud; le isole Chatham in Nuova Zelanda a ovest; e il territorio cileno a est.
La particolarità di Point Nemo è che gli esseri umani più vicini non si trovano sulla superficie terrestre, bensì nello spazio: si tratta degli astronauti a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. Questi, orbitando a circa 416 chilometri dal suolo, diventano i più vicini a Point Nemo nel momento in cui la loro traiettoria li porta sopra la regione.
È definita come "la regione oceanica meno biologicamente attiva al mondo", ha affermato Steven D'Hondt, oceanografo esperto dell'Università del Rhode Island a Narragansett, in un'intervista alla BBC.
Secondo D'Hondt, Point Nemo presenta una scarsa diversità di specie animali, sia in superficie che sul fondo marino, descrivendolo come un'area "praticamente senza vita".
Secondo quanto riferito da un esperto alla BBC, il fenomeno si verifica a causa della South Pacific Gyre (ovvero Corrente equatoriale sud), un'immensa corrente a vortice che impedisce il flusso di acque più fredde e nutrienti.
Inoltre, l'isolamento dalla terraferma limita la capacità del vento di trasportare significative quantità di materia organica, essenziale per la sopravvivenza della fauna.
Tutte queste condizioni hanno portato alla scelta di Nemo Point come spazio ideale per le agenzie spaziali di tutto il mondo per calcolare la traiettoria di rientro durante il processo di "de-orbiting" e dove i veicoli spaziali in fase di de-orbiting vanno a morire.
È qui che si possono trovare le rovine di stazioni spaziali storiche. Tra queste vi è la stazione spaziale russa Mir, operativa dal 2001, e le sei stazioni del programma sovietico Saliut. Inoltre, il sito ospita i resti di numerose navicelle di rifornimento, utilizzate principalmente per supportare la Stazione Spaziale Internazionale, insieme ad altre 263 strutture smantellate nel periodo tra il 1971 e il 2016.
L'obiettivo primario di Point Nemo è prevenire la caduta dei detriti spaziali sulla terraferma, riducendo così il rischio per l'incolumità umana. Le principali agenzie spaziali, tra cui quelle degli Stati Uniti, della Russia e del Giappone, indirizzano intenzionalmente verso questa zona i veicoli spaziali e i satelliti dismessi.
Per quanto riguarda la vita sottomarina, l'archeologa Alice Gorman dell'Università di Flindres ad Adelaide, in Australia, afferma che "come nel caso dei relitti di navi, (questi relitti) creano habitat colonizzati da tutto ciò che vive in quelle profondità".
L'unico rischio per gli organismi viventi in quella zona, secondo quanto osservato da Gorman, potrebbe derivare da eventuali perdite di carburante dalle navi. Al di fuori di questa eventualità, afferma Gorman, "non dovrebbero costituire una minaccia per la vita marina".