La morte di un altro oligarca russo critico di Putin: Mikhail Rogachev
Domenica 20 ottobre, un agente dell'SVR (il servizio di intelligence russo) ha trovato il corpo senza vita di un altro oligarca russo: Mikhail Rogachev, di 64 anni. Era caduto dal decimo piano dell'edificio in cui viveva a Mosca.
Secondo i media locali russi e il Times, l'uomo d'affari avrebbe lasciato un biglietto d'addio prima di gettarsi dalla finestra e togliersi la vita.
La stampa locale ha inoltre riferito che Mikhail Rogachev era malato di cancro. Nonostante ciò, la famiglia dell'oligarca russo assicura che non c'erano indizi che facessero pensare che Mikhail Rogachev avrebbe preso questa drastica decisione.
Secondo quanto trapelato dal canale Telegram VCHK-OGPU, l'uomo d'affari era di buon umore, anche la mattina prima della sua morte “aveva fatto colazione con la famiglia” e non c'era niente che facesse sospettare il tragico epilogo.
Mikhail Rogachev poteva vantare una brillante carriera imprenditoriale, essendo stato presidente della Yukos, una delle principali compagnie russe di petrolio e gas, vicedirettore generale di Nornickel dal 2007 o direttore esecutivo del fondo di investimento privato Onexim Group.
Fino al 2015 l’oligarca ha diretto anche la Fondazione russa per lo sviluppo tecnologico, ma i suoi rapporti con il presidente russo Vladimir Putin si sono deteriorati dopo l’inizio della guerra in Ucraina.
Mikhail Rogachev diventa così l'ennesimo oligarca russo a perdere la vita in strane circostanze, dopo aver manifestato la sua opposizione a Vladimir Putin, dopo l'inizio del conflitto russo-ucraino.
Da allora, oligarchi e oppositori sono stati trovati morti dopo avvelenamenti, incidenti stradali, cadute dalle scale o per cadute dai piani alti di qualche edificio.
Basti pensare ad Alexander Tyulyakov, direttore di Gazprom, anche lui trovato morto con un biglietto d'addio, appena un giorno dopo l'inizio della guerra. La stessa sorte è toccata a Yevgeny Prigozhin (nella foto), ex alleato di Vladimir Putin.
Alexander Subbotin, ex dirigente di Lukoil, e Alexei Navalny, avvocato e politico russo noto per la sua opposizione al presidente, rappresentano gli ultimi episodi di una serie di morti che sembra non conoscere fine.