Gli esperti avvertono che per salvare l'umanità dobbiamo cambiare le nostre abitudini di consumo
Per prevenire il collasso e la distruzione del mondo entro il 2050 a causa dei cambiamenti climatici, è essenziale limitare il consumo eccessivo di risorse da parte di pochi. Questa è la conclusione di un recente studio pubblicato da un gruppo di esperti internazionali della Earth Commission su The Lancet Planetary Health.
Sebbene i danni significativi inflitti all'ambiente e la crescente frequenza degli eventi climatici estremi abbiano spinto oltre i suoi limiti la capacità della Terra di sostenere la vita umana, esiste ancora la possibilità di vivere in uno "spazio sicuro e giusto" sul nostro pianeta a condizione che si mettano in atto alcune urgenti misure, secondo lo studio.
Per conseguire questo "spazio sicuro e giusto" per l'umanità, sarà necessario un cambiamento radicale nelle politiche globali al fine di garantire una distribuzione più equa della ricchezza, la graduale eliminazione dell'uso dei combustibili fossili e l'adozione generalizzata di stili di vita sostenibili.
"Se non si apportano cambiamenti significativi ora, entro il 2050 non ci sarà più spazio sicuro e giusto", ha dichiarato Johan Rockström, copresidente della Earth Commission e direttore dell'Istituto di ricerca sull'impatto climatico di Potsdam.
Lo studio, a cui ha collaborato un team internazionale di 65 scienziati tra specialisti delle scienze naturali e sociali, ha esaminato come i 7,9 miliardi di abitanti della Terra possano mantenere un adeguato accesso a risorse essenziali quali cibo, acqua, energia, alloggi e trasporti, rispettando al contempo i limiti di sicurezza ambientale della Terra.
Successivamente, il team ha esaminato come potrebbe evolversi la situazione entro il 2025, periodo in cui si prevede che la popolazione mondiale possa toccare quota 9,7 miliardi. Le conclusioni sono state definite "scioccanti" dal rapporto e si spera possano stimolare un'azione immediata.
"Questa ricerca scientifica è fondamentale per ricordare a tutti che la giustizia deve essere presa sul serio, altrimenti avrà ripercussioni in termini di instabilità sociale, migrazioni e conflitti", ha dichiarato Rockström.
Lo studio sottolinea che una presidenza Trump minerà ogni possibilità di sopravvivenza del pianeta così come lo conosciamo, poiché il passaggio a energie più pulite e a stili di vita più sostenibili sarà ostacolato.
"Se Trump sale al potere, ci sarà una distruzione dell'IRA [Inflation Reduction Act, che prevede 369 miliardi di dollari in sovvenzioni e sussidi green] e perderemo il ritmo", ha detto Rockström.
"Significherebbe che il messaggio inviato al mondo è, nella migliore delle ipotesi, altri quattro anni di inattività. Non possiamo permetterci questo tempo", ha aggiunto l'esperto.
"Non possiamo arrivare al 2030 continuando a emettere carbonio ai livelli attuali, perché sappiamo che il bilancio globale del carbonio che ci permetterebbe di mantenere l'incremento della temperatura entro 1,5°C sarà esaurito nei prossimi cinque anni", ha dichiarato Rockström.
Se il cambiamento climatico appare come un concetto troppo astratto per essere considerato seriamente, il suo impatto diretto e inevitabile sull'inflazione e, in particolare, sui prezzi dei prodotti alimentari potrebbe rendere la situazione più tangibile e comprensibile.
Secondo uno studio realizzato a marzo da scienziati della Banca Centrale Europea e dell'Istituto di ricerca sull'impatto climatico di Potsdam, l'aumento delle temperature globali potrebbe causare un incremento dell'inflazione fino all'1,2% annuo entro il 2035.
Stiamo già assistendo al significativo aumento del costo dell'olio d'oliva a causa delle persistenti condizioni di siccità. Parallelamente, gli eventi meteorologici estremi stanno facendo lievitare i premi assicurativi sia per le famiglie che per le imprese, con il rischio concreto che in futuro possa diventare problematico assicurarsi.
"Si tratta di effetti davvero importanti... e destinati a peggiorare", afferma Max Kotz, economista del clima presso il Potsdam Institute e autore principale dello studio di marzo, citato dal Washington Post. "Il modo più diretto per limitarli è cercare di limitare il cambiamento climatico stesso".
Secondo Kotz, il motivo per cui gli alimenti sono particolarmente vulnerabili alle impennate dei prezzi legati al clima è che le colture, il bestiame e le risorse ittiche sono estremamente sensibili alle fluttuazioni termiche. È documentato che alcuni animali marini stanno trovando la morte a causa delle ondate di calore.
Infine, uno studio pubblicato su Science Direct ha rilevato che il rischio di fallimento dei raccolti potrebbe passare dal 6% annuo registrato negli ultimi anni al 40%. La causa principale di questo incremento sarebbe un aumento delle temperature di 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali, scenario che sembra essere destinato a concretizzarsi nel prossimo decennio.
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