La scoperta di un dente potrebbe riscrivere la preistoria
La storia dell'umanità è stata gradualmente ricostruita nel corso degli anni a partire dal ritrovamento di reperti ossei nei luoghi più disparati, separati da grandi distanze temporali.
Ma la scoperta di un molare di epoca preistorica rinvenuto in una grotta semisconosciuta potrebbe bastare a riscrivere tutto ciò che pensavamo di sapere sull'evoluzione umana.
Il dente in questione è stato rinvenuto nella Grotta di Mandrin, situata nella Valle del Rodano, nel sud della Francia. Un tempo la zona era abitata da numerose popolazioni di fauna selvatica, come spiega lo Smithsonian Magazine.
Foto: Thilo Parg, Own Work, Wiki Commons
Dovuto alle sue caratteristiche, la Grotta di Mandrin fu stabilmente occupata dai Neanderthal per decine di migliaia di anni, ma potrebbero non essere stati gli unici primati a vivere nella zona.
Nel febbraio 2022, sono state pubblicate nuove evidenze su un possibile dente umano rinvenuto nella grotta. Questo ritrovamento dimostrerebbe che l'Homo sapiens viveva già in Europa 10.000 anni prima di quanto si pensasse finora, come spiega il New York Times.
"È [una scoperta] davvero interessante ed emozionante", afferma Katerina Harvati dell'Università di Tubinga in un'e-mail inviata al New York Times all'epoca della pubblicazione del suo studio sul dente rinvenuto.
"Mostra la complessità della diffusione degli esseri umani moderni nel continente europeo e la successiva sostituzione dei Neanderthal", ha aggiunto Harvati, ma il ritrovamento rivela molto di più.
All'epoca della scoperta, i ricercatori non sono stati in grado di confermare che il piccolo dente da latte ritrovato fosse umano. Come riporta il New York Times, infatti, hanno evitato di estrarre DNA dal dente per timore di danneggiare il reperto in seguito a precedenti tentativi falliti di estrarre campioni di DNA da denti di animali dissotterrati nella grotta.
Perciò, senza un'adeguata conferma, la teoria secondo cui gli esseri umani sarebbero migrati in Europa molto prima di quanto si pensasse rimaneva, appunto, solo una teoria. Ma più di un anno dopo la pubblicazione dello studio originale sul dente, uno dei suoi autori ha avanzato una nuova ipotesi.
Tra le altri reperti rinvenuti presso la Grotta di Mandrin, oltre al dente c'erano anche degli utensili in pietra che il ricercatore Ludovic Slimak ritiene potessero essere appartenuti ai primi esseri umani.
Tuttavia, secondo l'articolo del New York Times, all'epoca non c'erano prove concrete sufficienti per dimostrare che gli utensili fossero stati fabbricati dagli esseri umani moderni piuttosto che dall'uomo di Neanderthal, almeno fino ad oggi.
Slimak ha appena pubblicato uno studio predittivo che indica che i sofisticati utensili ritrovati nella Grotta di Mandrin sono stati realizzati con una tecnica simile a quella utilizzata dall'Homo Sapiens in Libano e che i parallelismi non possono essere una semplice coincidenza.
Foto: Twitter @tommyhigham
Come riporta lo Smithsonian Magazine, il ricercatore ha confrontato i reperti con una serie di utensili in pietra provenienti da Ksar Akil, un antico sito preistorico appena fuori Beirut, e conservati al Museo Peabody di archeologia ed etnologia di Cambridge, Massachusetts (USA). La sua conclusione è che il metodo utilizzato per realizzare questi manufatti era lo stesso dei reperti della Grotta di Mandrin.
Foto: Twitter @habib_b
"Si può leggere una selce come si può leggere un libro", ha detto Slimak allo Smithsonian Magazine. "Non si tratta solo del prodotto finale, ma si possono vedere le fasi tecniche della produzione".
"Quando ho aperto quelle scatole", ha detto Slimak, "ho avuto una sorpresa enorme: era lo stesso processo tecnico. Tutte le fasi di produzione erano le stesse della Grotta di Mandrin".
Slimak ha poi spiegato che esistono diversi modi per creare strumenti litici, ma ha sottolineato che la probabilità che due gruppi diversi utilizzino le stesse tecniche è molto improbabile.
"È quasi impossibile, a meno che non si tratti delle stesse persone", ha dichiarato l'archeologo francese. "Ho capito chiaramente che mi trovavo di fronte agli stessi popoli e alla stessa cultura".
Sulla base di questi dati, Slimak ha avanzato l'ipotesi che la migrazione umana verso l'Europa sia avvenuta in tre fasi distinte e che i denti e gli utensili rinvenuti nei pressi della Grotta di Mandrin rappresentino reperti della prima ondata migratoria, avvenuta 10.000 anni prima di quanto si pensasse!