L'acqua del Canal Grande si tinge di verde: cosa è successo a Venezia e cosa sappiamo finora
È una Venezia insolita e "colorata" quella che turisti e veneziani si sono trovati di fronte domenica 28 maggio, con le acque del Canal Grande di un intenso verde fluorescente.
L'allarme è scattato poco dopo le 8.30 del mattino. Gli esperti e le autorità si sono mobilitati immediatamente, i primi per capire di cosa si trattasse, i secondi per scoprirne l'autore.
Foto: Twitter @arpaveneto
Sarebbe iniziato tutto come una piccola chiazza fluorescente nei pressi del Ponte di Rialto, che, secondo le notizie riportate dal Corriere della Sera, non avrebbe tardato ad assumere dimensioni sempre più significative, fino ad invadere il Canal Grande, la maggiore via d'acqua di Venezia.
In un primo momento, sarebbero state varie le ipotesi sul tavolo, tra cui quella di una rivendicazione da parte di gruppi di ambientalisti. Eppure...
Eppure vari gruppi ambientalisti, tra cui 'Ultima Generazione', e Extinction Rebellion, hanno negato di essere i responsabili di quest'azione, rilasciando dichiarazioni e comunicati in merito a varie agenzie di stampa, tra cui LaPresse, come invece avevano fatto il 21 maggio a Roma, versando carbone fossile nelle acque della Fontana di Trevi (nella foto).
L'assenza di una rivendicazione, fatto che viene menzionato anche nell'analisi de IlSole24ore, porterebbe, quindi, a scartare la questione ambientalista come origine di questo fenomeno e imporrebbe di ricercare altrove il movente di quanto accaduto, finora decisamente poco chiaro.
Quello che, secondo i primi rilievi, sembrerebbe chiaro, invece, potrebbe essere il tipo di liquido utilizzato: un tracciante, "ovvero un liquido che viene immesso in tutte quelle circostanze ove si verifica una perdita di acqua per comprenderne il tragitto seguito", spiega la Polizia di Stato in una nota.
Dalle acque di Venezia, sono stati prelevati campioni che sono ancora in corso di analisi e che confermeranno (o smentiranno) le prime supposizioni sulla natura della sostanza che ha dato origine al fenomeno.
Secondo i primi pareri rilasciati, sembrerebbe che possa trattarsi di una sostanza chiamata fluoresceina, un composto chimico dai molteplici ambiti di uso, grazie, appunto, al suo peculiare colore fluorescente (in questo caso il verde).
Nella foto, il riscatto della navicella Gemini IV nel 1965, facilitato dal rilascio di una scia verde.
Le parole di Maurizio Vesco dell'ARPA (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale) a Repubblica, però, sottolineano un dato interessante: nelle operazioni più comuni, quelle di prospezione con fluoresceina dei corsi d’acqua sotterranei o degli scarichi, solitamente ne viene usata solo un cucchiaio.
Foto: Benjah-bmm27, Public domain, via Wikimedia Commons
Secondo Maurizio Vesco, per tingere di verde un'area di 500 metri come è successo a Venezia "potrebbe esserne stata usata un chilo".
Nel frattempo proseguono le indagini della polizia locale, che starebbe visionando le telecamere locali per escludere o confermare l'ipotesi dell'incidente e, nel caso, risalire all'autore del gesto.
Foto: Facebook Luca Zaia, Presidente della Regione Veneto
Dagli esperti e dalle autorità è stata comunque fornita una risposta alla prima e forse più importante questione sul tavolo: quella della salute.
Con una dichiarazione ufficiale, sia la Polizia di Stato che le autorità municipali e regionali hanno confermato che non c'è nessun pericolo per gli uomini o per gli animali, invitando alla tranquillità.
Foto: Instagram @zaiaufficiale
Del resto, una cosa simile era già successa nel 1968 quando un artista argentino Nicolás García Uriburo, durante la Biennale di Venezia, realizzò una performance tingendo di verde le acque della città, come rivendicazione contro l'inquinamento.
In ogni caso, qualunque sia la causa di quest'azione che ha colorato Venezia, sia essa un'incidente, una burla o un'azione deliberata, siamo sicuri di una cosa: queste saranno altre foto da aggiungere agli annali di una città che, nei secoli, ha visto davvero di tutto. Anche due volte.