L'anima è immortale? La scienza risponde
Chiedersi se l'anima degli esseri umani sia immortale o meno è uno dei quesiti più antichi di sempre. Fin dai tempi più remoti infatti filosofia, scienza e religione hanno cercato, chi in un modo e chi in un altro, di dare la giusta risposta senza però mai arrivare a una assoluta verità e lasciandola aperta alle molte interpretazioni, a seconda del proprio credo.
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Ma cerchiamo di capire cosa s'intende per anima. La parola anima viene dal latino anima, connesso col greco ànemos che significa "soffio" o "vento". In molte tradizioni spirituali e religiose per anima s'intende l'"essenza", lo "spirito" o l'"io" della personalità.
In epoca più moderna, invece, per anima s'intende la parte del sé pensante, come la mente o la coscienza, che rappresenta uno dei più grandi misteri delle diverse branche della scienza. Qualche anno fa, però, è nata una nuova teoria per far luce sulla questione, in collaborazione con un grande fisico del nostro tempo: scopriamone di più.
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La teoria che cerca di studiare la coscienza, e quindi l'anima, si chiama 'Orch-OR' (ORCHestrated Objective Reduction), nata intorno agli anni '90 e ideata dal fisico Roger Penrose e da Stuart Hameroff. Alla base c'è l'idea che la coscienza si origini all'interno dei neuroni e non dalle interazioni tra di essi.
Prima di addentrarci in questa affascinante teoria che potrebbe rivelarci qualcosa di più sulla nostra anima, ricordiamo che Roger Penrose è un illustre matematico, fisico e cosmologo e che nel 2020 gli è stato assegnato il Premio Nobel per la Fisica.
Penrose ha ricevuto una delle più alte onorefinceze previste nel campo della scienza per il suo lavoro con i buchi neri. Tra i suoi contributi, infatti, c'è la scoperta che la formazione dei buchi neri sia una conseguenza della relatività generale di Einstein.
Roger Penrose ha anche collaborato per molto tempo a Cambridge con un altro grande della fisica che ci ha lasciato pochi anni fa, Stephen Hawking, e con il quale ha sviluppato alcune teorie sui buchi neri e sulla singolarità gravitazionale.
Altro autore della teoria che ambisce a volerci dire cos'è l'anima e se essa è immortale è Stuart Hameroff, un medico anestesista statunitense e docente presso l'Università dell'Arizona, negli Stati Uniti.
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Bisogna precisare che la 'Orch-OR', al momento, è soltanto una teoria, che però è stata considerata sperimentabile: esistono, infatti, progetti in corso che mirano alla sua sperimentazione.
Alla base della teoria 'Orch-OR' ideata da Penrose e Hameroff c'è l'idea che il cervello potrebbe non essere guidato da algoritmi e che, quindi, le sue proprietà fisiche non potrebbero essere descritte con il formalismo matematico tradizionale, bensì con gli affascinanti (e a volte bizzarri) principi della meccanica quantistica.
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I due autori della teoria hanno unito le loro conoscenze: da un lato abbiamo Hameroff che vuole indagare sulla componente biologica della coscienza. Secondo il medico statunitense, i microtubuli, delle cellule situate all'interno del cervello, rappresentano la principale struttura della coscienza. Dall'altra parte, invece, abbiamo il fisico Penrose che inserisce l'approccio quantistico.
Secondo la teoria 'Orch-OR' la coscienza è un'onda che vibra nell'universo delle particelle subatomiche e i microtubuli agiscono come dei veri computer quantistici che trasformano queste vibrazioni in informazioni utilizzabili.
Un computer quantistico lavora in maniera diversa da un computer normale. Quest'ultimo, infatti, processa informazioni sotto forma di bit, zero o uno, mentre quello quantistico processa qbit, che invece possono essere sia zero che uno contemporaneamente, dando vita così alla cosiddetta sovrapposizione quantistica, un paradosso difficile da far capire alla nostra mente, abituata alla meccanica classica.
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A far cadere questa sovrapposizione di stati potrebbe essere la misurazione o l'osservatore, quindi, in questo caso, la coscienza. Ecco un esempio per capire meglio di cosa stiamo parlando: se una persona sceglie di mangiare una mela o una pera, secondo alcuni fisici teorici, nel momento della scelta (diciamo mela), la scelta della pera si separa e continua a esistere separatamente in un altro mondo. (L'Interpretazione a Molti Mondi di Everett).
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Secondo la teoria 'Orch-OR', invece, la scelta non fatta, quindi la pera, si separa, ma è una situazione instabile e quindi collassa, viene meno, dopo poco. Abbiamo, pertanto, due conclusioni: secondo i sostenitori dell'Interpretazione a Molti Mondi di Everett, esistono tantissimi altri mondi, ma solo in uno c'è la coscienza (nel mondo in cui siamo consapevoli) ed è un fatto del tutto casuale. Mentre secondo Penrose e Hameroff, dato che le realtà alternative collassano perché instabili, noi siamo l'unica realtà.
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Questo ragionamento quantistico viene applicato al cervello: la visione della coscienza, tradizionalmente considerata come l'insieme delle interconnessioni dei neuroni che lavorano come un normale computer, con quest'approccio cambia sostanzialmente, perché, secondo Hameoff, "Considerare la cellula cerebrale – il neurone – come un interruttore che si spegne o si accende è un insulto al neurone stesso."
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Ancora secondo il medico statunitense: "Basti pensare che un organismo unicellulare, come il paramecio, nuota, trova cibo, un partner, si accoppia e può imparare. Se un semplice paramecio può essere così intelligente, può un neurone essere così stupido? È solo una questione di essere acceso o spento? Penso che questi scienziati non considerino quello che succede all’interno del neurone".
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Ma a questo punto la domanda è lecita: come fa in questo contesto l'anima, quindi la coscienza, a essere immortale? Ecco la risposta fornita dalla teoria 'Orch-OR'.
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Sempre secondo le premesse della teoria, i microtubuli in uno stato di pre-morte perdono il loro stato quantico, ma conservano le informazioni contenute. Secondo il dott. Hameroff: con la morte, "il cuore smette di battere, il sangue non scorre, i microtubuli perdono il loro stato quantico. L’informazione quantistica all’interno dei microtubuli non è distrutta, non può essere distrutta, si distribuisce soltanto e si dissipa nell’universo in generale".
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Ovviamente si tratta soltanto di una delle tante teorie interessanti che cercano di spiegare cosa sia sia la coscienza e se davvero questa possa conservare le informazioni di tutta una vita, ma ricordiamo che non è stata ancora comprovata dalla scienza.