Le malattie autoimmuni non sono così rare come pensiamo
Secondo un nuovo studio di popolazione, che ha preso in esame 22 milioni di persone nel Regno Unito, i soggetti affetti da patologie autoimmuni sono molto più numerosi di quanto si pensasse finora.
In questo importante studio, un team di ricercatori di diverse discipline mediche ha preso in esame diciannove delle più comuni malattie autoimmuni. Ciò che hanno scoperto gli studiosi mostra un quadro diverso rispetto a quello offerto dalla scienza finora.
Dallo studio è emerso che, tra i partecipanti, una persona su dieci era affetta da una patologia autoimmune; in più, tra i soggetti colpiti dalla malattia, la probabilità di presentare sintomi più gravi era maggiore negli individui affetti da più tempo.
Prima dello studio, si stimava che il numero di persone affette da qualche malattia autoimmune tra la popolazione oscillasse tra il 3% e il 9%, stando ai dati forniti dall'Università di Oxford.
L'indagine conferma inoltre che le donne sono più soggette a sviluppare malattie autoimmuni. Il 13,1% delle partecipanti presentava una delle diciannove condizioni autoimmuni più frequenti.
Per contro, solo il 7,4% dei partecipanti uomini aveva sviluppato una patologia autoimmune, il che dimostra la variazione dell'incidenza di queste malattie a seconda del genere.
L'indagine ha inoltre dimostrato che i fattori socioeconomici svolgono un ruolo determinante in alcune patologie autoimmuni. Secondo gli autori dello studio, tali fattori sono "evidenti trasversalmente a diverse malattie".
La malattia di Graves, l'anemia perniciosa e l'artrite reumatoide sono le tre principali patologie autoimmuni che gli autori dello studio hanno potuto ricollegare allo status socioeconomico.
I ricercatori hanno scoperto anche un altro dato interessante: alcune delle malattie autoimmuni di cui erano affetti i partecipanti erano soggette a variazioni a seconda della stagione dell'anno o della regione di provenienza.
Ad esempio, il diabete infantile di tipo 1 è stato diagnosticato più spesso in inverno, mentre la vitiligine, malattia che altera i pigmenti della pelle, è stata diagnosticata maggiormente in estate.
È emersa inoltre la forte correlazione tra alcune malattie autoimmuni. Ad esempio, i soggetti con diabete di tipo 1 avevano maggiori probabilità di essere affetti anche dal morbo di Addison.
Lo studio ha evidenziato che anche la sindrome di Sjögren, la sclerosi sistemica e il lupus eritematoso sistemico presentavano tassi molto elevati di comorbilità (vale a dire, la presenza contemporanea di due o più malattie), mentre patologie come la celiachia, le tiroiditi e la sclerosi multipla presentavano tassi minimi o nulli di comorbilità.
"Abbiamo osservato che alcune malattie autoimmuni tendevano a coesistere l'una con l'altra più comunemente di quanto ci si aspetterebbe sulla base della mera casualità o dell'aumento della sorveglianza", ha dichiarato la dottoressa Nathalie Conrad, autrice principale dello studio, secondo quanto riportato dall'Università di Glasgow.
Secondo l'autrice principale dello studio, ciò potrebbe significare che alcune malattie autoimmuni condividono certi fattori di rischio, come la predisposizione genetica o fattori scatenanti di origine ambientale.
La dottoressa Conrad aggiunge che patologie come l'artrite reumatoide e alcune malattie endocrine rientrano nella categoria dei disturbi co-occorrenti, ma si tratta di un fenomeno non generalizzato.
"Questo straordinario lavoro documenta l'evoluzione del comportamento delle malattie autoimmuni nel corso di due decenni nel Regno Unito", ha aggiunto il coautore dello studio, il professor Ian McInnes.
"Queste patologie hanno un impatto enorme nella vita delle persone e nella società in generale e attualmente rappresentano un'enorme esigenza clinica insoddisfatta", ha aggiunto McInnes, un'osservazione sicuramente azzeccata se si considera la marcata incidenza di queste malattie riscontrata dallo studio.