L'immortalità potrebbe essere possibile, se non fosse per un 'piccolo' ostacolo
Sconfiggere la morte è da sempre uno dei più grandi sogni dell'umanità. Malgrado l'aspettativa di vita sia aumentata a livello globale, la fine del viaggio è inevitabile per tutti. Eppure sembrerebbe che gli scienziati sino ora più vicini che mai a una scoperta definitiva.
Esistono molte teorie sul perché l'uomo invecchia. La teoria evolutiva sostiene che il corpo degli esseri viventi smette lentamente di ripararsi per lasciare spazio alle nuove generazioni.
Un'altra teoria, illustrata dalla rivista scientifica Nautilus Magazine, sostiene, invece, che sia la fisica e non la biologia la responsabile dell'invecchiamento. Si tratta della cosiddetta teoria dell'usura.
Questa teoria prende spunto dal fatto che le "macchine" molecolari, responsabili di un gran numero di operazioni all'interno delle cellule del nostro corpo, sono circondate da migliaia di molecole d'acqua che le colpiscono in modo casuale un trilione di volte al secondo, determinando il cosiddetto "movimento termico".
Il 'movimento termico' determina un trasferimento di energia necessario al nostro corpo per vivere, crescere e guarire, ma è anche il responsabile della rottura dei legami proteici tra le molecole. E più tempo viviamo più legami proteici vengono rotti.
Ed è qui che entra in gioco l'entropia che altro non è che la misura del disordine di un sistema, determinata dal "disturbo" a cui è soggetto. Questo disordine aumenta durante tutti i processi fisici e chimici, così come nel caso in questione. Il 'movimento termico' è, insomma, un disturbo.
A differenza degli oggetti inanimati, l'uomo ha la capacità intrinseca di riparare questi danni dei propri sistemi, ma tale capacità non è eterna. Anzi ha un vero e proprio limite, detto di Hayflick, superato il quale le cellule diventano senescenti, vecchie, e smettono di replicarsi, ovvero si "usurano".
Se l'entropia aumentasse in tutti gli elementi dell'universo, non ci sarebbe abbastanza energia per formare e sostenere nuovi processi come la vita, causando infine la fine dell'universo.
Ma se riuscissimo in qualche modo a superare le leggi fisiche che controllano il nostro corpo, come quella dell'entropia, l'immortalità potrebbe essere una possibilità.
Altre persone sono più ottimiste. Il futurista ed ex ingegnere di Google Ray Kurzweil ritiene che l'umanità sarà in grado di raggiungere l'immortalità entro il 2030.
Come riporta il New York Post, Kurzweil afferma che in meno di un decennio l'uomo avrà creato nanobot in grado di riparare l'organismo a livello cellulare.
Questa tecnologia ci permetterebbe non solo di contrastare l'invecchiamento e le malattie, ma in teoria anche di mangiare tutto quello che vogliamo mantenendoci in forma e pieni di energia.
Anche se sembra un'ipotesi inverosimile, c'è da dire che l'immortalità biologica è stata potenzialmente osservata nell'idra, una minuscola creatura d'acqua dolce priva di organi che, secondo il magazine DW, può solo essere uccisa o morire di fame.
Anche se la scienza non ha ancora mappato completamente il cervello umano, molti si interrogano sulla possibilità di caricare le nostre menti nei computer per raggiungere l'immortalità.
Tuttavia, in questo caso si tratterebbe solo di una copia digitale della persona e ciò solleverebbe nuovi dilemmi sull'individualità e sulla possibilità che le macchine abbiano un'anima.
Alla fine la domanda più importante è: vogliamo davvero vivere per sempre? Una persona immortale non si stancherebbe e non si annoierebbe di esistere? Beh, solo il tempo ce lo dirà.
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