Sono queste le armi nucleari con cui Putin spaventa il mondo
L'evoluzione del conflitto tra Russia e Ucraina ha riportato in auge l'ipotesi di una minaccia nucleare che, con il tempo, sembrava un incubo da cui ci eravamo risvegliati indenni. La nostra, in realtà, era una calma apparente: anche dopo la firma del Trattato di non proliferazione, il mondo è stato comunque ben lungi dal poter parlare di una situazione di disarmo totale. Sono numerosi, infatti, i paesi che contano nei propri arsenali un enorme numero di armi nucleari e in questi anni la pace mondiale è stata garantita dal semplice fatto che nessuno di essi le abbia mai usate.
Secondo i dati riportati dalla Federation of American Scientists, aggiornati al 2022, nel mondo si possono contare circa 12.700 testate nucleari, appannaggio di nove nazioni: Russia, Stati Uniti, Francia, Regno Unito, Israele, Pakistan, India, Cina e Corea del Nord.
A detenere il maggior numero di armi nucleari sarebbero Russia e Stati Uniti. La prima conterebbe su 5.977 testate nucleari, i secondi su 5.428: insieme le due superpotenze deterrebbero circa il 93% delle armi nucleari del mondo.
Foto: Federation of American Scientists
Si tratta di numeri enormi, soprattutto se confrontiamo quelli della Russia con quelli degli altri paesi NATO. Putin, infatti, avrebbe a disposizione più testate nucleari di tutti i paesi della NATO messi insieme, che si sommano, poi, ai vettori di cui dispone per trasportarle, come i missili balistici intercontinentali, che raggiungono distanze superiori ai 5.000 km, e quelli supersonici, la cui velocità supera quella del suono.
Delle 5.977 testate nucleari russe, però, 1.500 sarebbero obsolete e pronte per lo smantellamento. Secondo la Federation of American Scientists ce ne sarebbero comunque 1.588 pronte all'uso con cui Putin potrebbe mostrare i muscoli della Russia al mondo. Secondo la BBC sarebbero 2.000.
Ma non tutte le armi nucleari sono uguali. Esiste un'importante distinzione, infatti, tra armi nucleari strategiche e armi nucleari tattiche. L'impatto distruttivo delle prime è altissimo: nel caso esse venissero impiegate determinerebbero l'esplosione di una guerra nucleare in senso tradizionale e, pertanto, la fine stessa del genere umano. Il grosso dell'arsenale atomico russo sarebbe composto proprio da questo tipo di armi, finora utilizzate, più che altro, come deterrente nei confronti del nemico.
Mosca, però, dispone anche di un elevato numero di armi nucleari tattiche, dal potenziale distruttivo ridotto rispetto a quelle strategiche (fino a 50 chiloton) e con una gittata minore. Progettate per essere utilizzate in un conflitto, permetterebbero di colpire dei bersagli specifici, come uno schieramento di forze armate sul campo di battaglia o un arsenale nemico.
Le armi tattiche sono, quindi, ordigni di piccoli dimensioni e possono essere montati, ad esempio, su sistemi di artiglieria a terra e missili a corto raggio come il noto Iskander: potrebbero essere utilizzate dall'esercito direttamente sul campo di battaglia, per colpire bersagli con estrema efficacia e precisione, a seconda del tipo di vettore utilizzato.
A differenza di quanto accade per le armi nucleari strategiche, il cui lancio dovrebbe essere preceduto da complicate manovre strategiche, quelle tattiche possono contare su un fattore da non sottovalutare: permettono di sfruttare l'effetto di un "attacco a sorpresa", essendo difficili da tracciare e presentando una ridotta possibilità da parte dell'avversario di determinare in anticipo se, come e quando verranno usate.
Nonostante siano di piccole dimensioni, le armi tattiche hanno comunque un effetto distruttivo maggiore di quelle convenzionali. Come spiega Nina Tannenwald, docente di relazioni internazionali alla Brown University, un’arma nucleare tattica potrebbe produrre una palla di fuoco, onde d’urto e radiazioni che determinerebbero l'insorgere di "danni a lungo termine per la salute dei sopravvissuti". I rischi per i civili, pertanto, ci sono. E sono alti.
L'immagine che mostriamo è tratta da un simulatore, Nukemap, creato da Alex Wellerstein dello Stevens Institute of Technology (New Jersey, Stati Uniti) e ci permette di comprendere quale sia la portata dell'effetto distruttivo di un'arma tattica utilizzata, ad esempio, su una città come Parigi. La bomba utilizzata nella simulazione è una bomba di "appena" 0,3 kton (una B-61 Mod 3 americana): la sua potenza distruttiva devasterebbe gran parte del centro storico della capitale francese.
Foto: Nukemap
A potenza maggiore corrispondono, chiaramente, danni sensibili maggiori che potrebbero riguardare una superficie molto più ampia. Se consideriamo, ad esempio, la bomba che fu detonata su Hiroshima, sganciata sullo stesso punto della precedente simulazione, notiamo come l'aria interessata sia effettivamente più grande. Stiamo parlando, in questo caso, di una bomba di 15 kt.
Foto: Nukemap
Fin dall'inizio del conflitto si è tenuta in conto la possibilità dell'uso di questo tipo di armi da parte della Russia, ma lo spettro dell'escalation nucleare si è davvero fatto più pressante dopo il referendum per l'annessione alla Russia delle quattro regioni dell'Ucraina (Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia), definito "una farsa" dalla comunità internazionale. A contribuire a riscaldare gli animi erano state le parole stesse di Putin, pronunciate durante la cerimonia di annessione: "Difenderemo la nostra terra con tutti i poteri e i mezzi a nostra disposizione", come cita Reuters.
Il leader del Cremlino aveva poi evocato un loro possibile impiego in caso di minaccia alla "integrità" territoriale della Russia. Sembrerebbero parole come mille altre pronunciate dal leader di un paese coinvolto in un conflitto, eppure potrebbero essere state scelte con estrema cura, per lanciare un messaggio. Quella dell'integrità territoriale, infatti, è una formula che appare in modo esplicito nella dottrina sulla deterrenza, documento del 2020.
Stando ai dettami previsti da questa dottrina, la Russia si riserva il diritto di ricorrere alle armi "tattiche" in battaglia non solo in caso di minaccia "per la sua esistenza", ma anche nel caso avvertisse un rischio alle sue frontiere.
Già con l'annessione delle quattro regioni ucraine, infatti, queste sono passate, almeno agli occhi del governo russo, a far parte del proprio territorio: qualunque tentativo di difesa di queste regioni da parte dell'Ucraina, ad esempio, sarebbe, quindi, una causa sufficiente per una controffensiva.
A rendere ancora più incandescente la situazione politica e militare erano già state le parole dell'attuale vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, Dmitry Medvedev. L'ex presidente russo, infatti, a proposito del diritto ad utilizzare armi nucleari da parte del Cremlino, in quell'occasione dichiarò che, se lo avesse ritenuto necessario, la Russia avrebbe avuto il diritto di utilizzare armi nucleari. Come riporta Reuters, avrebbe aggiunto: “Questo non è un bluff".
Ma lo spettro dell'escalation nucleare era già stato ventilato precedentemente, quando, come riporta l'agenzia russa TASS, il 21 settembre il ministro della Difesa russa, Serghei Shoigu, per la prima volta aveva abbandonato pubblicamente la definizione di “operazione speciale in Ucraina” per parlare di vera e propria “guerra contro l’Occidente”: un avviso al mondo della possibilità da parte della Russia di utilizzare quella che si conosce come "la triade nucleare"?
Quando si parla di triade nucleare ci si riferisce a missili con base a terra in grado di colpire obiettivi a lunga distanza, bombe nucleari lanciate da aerei e missili lanciati da sottomarini. L’uso di queste armi presuppone l’uso di missili balistici, sottomarini nucleari e bombardieri strategici.
Nell'ambito delle analisi sul possibile sabotaggio del Nord Stream, è stato citato proprio uno di questi sottomarini russi: il K-329 Belgorod (il primo in alto nell'immagine). Anche se non esistono prove sulla sua implicazione nei fatti, questo sottomarino comunque esiste e rappresenta una delle armi più potenti che la Russia possa schierare nel teatro bellico. Si tratta di un enorme sottomarino a propulsione nucleare, lungo 184 metri e largo 15, con "impieghi speciali" di ricerca, esplorazione e soccorso a grande profondità.
Foto: screenshot, Youtube, Pravda Report
Ma tra gli altri compiti speciali di questo sommergibile c'è anche quello di trasportare e sparare il missile-drone Poseidon e i mini-sommergibili a controllo remoto classe Klavesin. Ed è proprio questa caratteristica, unita alle coperture anecoiche di cui è dotato e che permettono di creare uno schermo acustico e ridurre gli echi (e, quindi, di difficoltarne il rilevamento) a rendere il Belgorod fortemente temibile.
Chiamato in codice "Status-6", il Poseidon è un veicolo sottomarino senza pilota lungo 24 metri, a propulsione nucleare, equipaggiato con testate nucleari al Cobalto-60 da due megaton. Esplodendo nei pressi di una costa, questo siluro nucleare provocherebbe uno "tsunami radioattivo", con onde alte fino a 500 metri che infliggerebbero danni anche nell'entroterra e che, secondo le simulazioni della TV di Stato russa, raderebbero al suolo paesi interi, come il Regno Unito.
Foto: Screenshot Youtube, World's Tech Official
Ma il Belgorod non è l'unica arma russa che tiene sul chi va là l'Occidente: a fargli compagnia ci sono i missili balistici intercontinentali, tra cui il Sarmat, considerato il fiore all'occhiello dei nuovi programmi militari russi e su cui si è espresso lo stesso Putin, come ricorda Al Jazeera, dichiarando che si tratta di un'arma che "non ha eguali" al mondo ed è "in grado di eludere ogni sistema di difesa missilistico", trasportando 15 testate nucleari lungo una traiettoria di volo fino a 18.000 chilometri.
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Se la Russia farà ricorso o meno a un'arma nucleare, al momento, resta comunque solo una minaccia e le analisi su un possibile teatro bellico nucleare potrebbero apparire delle semplici, ma spesso necessarie, speculazioni. Testate come il New York Times, ad esempio, seppur riconoscendo il potenziale bellico delle arme nucleari tattiche a disposizione di Mosca, considerano anche un altro elemento: il loro elevato costo a lungo termine che potrebbe scoraggiarne l'uso. Senza contare, poi, sul possibile allontanamento di Cina e India, ad esempio, in caso Putin decidesse di far ricorso a questa soluzione bellica.
Altri quotidiani come The Guardian fanno un passo in più e si interrogano, invece, su quale bersaglio Mosca potrebbe cercare di colpire, titolando "Sì, Putin potrebbe usare le armi nucleari. Dobbiamo pianificare gli scenari in cui lo farà." Una delle ipotesi che più convince gli analisti è quella che, in caso di arrivare a tanto, venga ordinato l'attacco con un'arma nucleare tattica limitatamente al territorio ucraino, verso una base strategica o un'unità specifica dell'esercito ucraino.
In questo caso la NATO, in teoria, non potrebbe intervenire direttamente per difendere l'Ucraina attaccando il territorio russo e non potrebbe farlo né con armi convenzionali, né con armi nucleari, in quanto, nonostante le ripetute richieste di Zelensky, l'Ucraina non fa parte dell’Alleanza. Se la NATO intervenisse, allora la scala del conflitto molto probabilmente diventerebbe mondiale.
All'indomani del referendum sull'annessione dei 4 territori ucraini alla Russia, in una conferenza stampa, la cui trascrizione è disponibile sul sito della NATO, Jens Stoltenberg (nella foto), segretario della NATO, aveva chiarito la posizione dell'Alleanza riguardo a quello che lui stesso aveva definito "un ricatto nucleare": "l'Ucraina ha il diritto di recuperare i territori occupati dalla Russia" ha dichiarato, ma ha aggiunto che "l'ingresso dell'Ucraina nella Nato deve essere presa da tutti e trenta gli Stati membri". Stoltenberg aveva poi definito pericolosa "la retorica nucleare" del leader russo, avvertendo che "la NATO è vigile, monitora cosa fanno le forze militari della Russia".
Dalle parole di Jake Sullivan durante la sezione "Meet the Press" del programma NBC News risultava evidente quanto l'Occidente, seppur con tutte le cautele del caso, stesse (e stia) comunque prendendo sul serio le minacce russe. "Abbiamo comunicato direttamente, privatamente, ad altissimi livelli, al Cremlino che l'uso di armi nucleari avrà conseguenze catastrofiche per la Russia, che gli Stati Uniti e i nostri alleati risponderanno in modo deciso. E siamo stati chiari e specifici su ciò che ciò comporterà", ha dichiarato il consigliere per la Sicurezza degli Stati Uniti. Le conseguenze, come le definisce, saranno "catastrofiche".
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