L'impronta ecologica degli alimenti: meglio consumare pesce o carne?
Il cambiamento climatico è uno dei problemi più urgenti del nostro tempo. Molte persone stanno cambiando le proprie abitudini alimentari per contenere la loro impronta di carbonio, riducendo il consumo di carne. Sostituire le proteine della carne con quelle del pesce sembrerebbe una buona opzione. O non lo è?
Non proprio. Secondo Our World in Data, il pesce non è la migliore fonte proteica per l'ambiente. Il sito specializzato ha stilato un indice utilizzando dati provenienti da varie fonti e considerando l'intero processo produttivo.
Il manzo e l'agnello sono le fonti proteiche più dannose per l'ambiente. Secondo le informazioni di Our World in Data raccolte da Green Queen, tra i due l'agnello sarebbe la scelta peggiore in quanto produce circa il 50% in più di emissioni rispetto alla carne bovina.
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La carne di maiale si colloca tra il pollame e l'agnello. Il sito spiega che produce circa 4,6 chilogrammi di anidride carbonica per ogni chilogrammo di carne. Meno del manzo o dell'agnello, ma peggio di altre opzioni.
Tra le tre opzioni, il pollo e il tacchino sono le migliori, secondo la tabella. Il pollame produce la metà delle emissioni del maiale e molto meno di quelle prodotte dal manzo o dall'agnello. Le uova sono un'opzione ancora migliore.
E il pesce? Il tonno è posizionato appena sopra il pollo e il tacchino, ma il salmone d'allevamento è al di sotto. Allora il dubbio è risolto, no? Il pesce pare essere l'opzione migliore. Beh, la questione è più complicata, secondo i ricercatori.
Nella classifica il salmone d'allevamento viene dopo il pollo e il tacchino perché il pesce d'allevamento è peggiore per l'ambiente rispetto a quello di cattura. Secondo Gizmodo, nel 2017 il settore ha generato all'incirca le stesse emissioni dei Paesi Bassi.
Quindi i pesci di cattura sono la risposta? Dipende. Secondo Gizmodo, solo alcuni tipi di pesce pescati in natura sono più eco-compatibili.
Il pesce pescato in natura potrebbe non essere la scelta migliore a causa dell'inquinamento da plastica degli oceani.
Secondo i dati dell'organizzazione no profit Sea Shepherd, citati da Green Queen, le reti e le attrezzature da pesca utilizzate da ogni tipo di pesca commerciale costituiscono quasi il 50% dei rifiuti di plastica degli oceani.
Ci sono anche altre considerazioni da fare. Frances Withrow, scienziata marina di Oceana, ha spiegato a Gizmodo che la sua organizzazione si batte per garantire che gli attrezzi da pesca siano più sostenibili al fine di ridurre le catture accidentali, che possono provocare la morte di squali, delfini o tartarughe.
Anche la sovrapesca è un problema non indifferente. L'ONU ha avvertito che un terzo delle risorse ittiche mondiali viene sfruttato a ritmi insostenibili. Il New York Times afferma che solo il 7% dell'oceano è protetto.
È necessario intensificare le ricerche sulle emissioni della pesca. Secondo il New York Times, per la prima volta nel 2021 gli esperti hanno determinato le emissioni della pesca a strascico, uno dei metodi di pesca più comuni. I risultati non sono buoni: le emissioni sono pari a quelle prodotte dall'industria aeronautica in un anno.
Secondo Gizmodo, la pesca a strascico, in particolare quella dei crostacei, produce emissioni così elevate perché le imbarcazioni devono costantemente fermarsi e ripartire per posizionare e raccogliere le nasse, consumando così molto carburante.
Uno studio del 2018 pubblicato sulla rivista Nature Climate Change e raccolto da The Independent ha confermato questo dato: la pesca di aragoste e gamberi può produrre più emissioni rispetto agli allevamenti di suini. Anche questo tipo di pesce potrebbe non essere la scelta migliore.
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Inoltre, il settore della pesca è meno controllato di altri. Secondo Gizmodo, l'Organizzazione Mondiale del Commercio non è riuscita a raggiungere un accordo su come tagliare i sussidi agli allevamenti ittici non sostenibili, che possono anche provocare malattie che uccidono i pesci selvatici.
Per cui si può dire che in linea generale il pesce tende a essere in media più sostenibile della carne. Tuttavia, ci sono opzioni migliori dal punto di vista ambientale, considerando tutti i suoi impatti sulla vita marina, sull'inquinamento degli oceani o sulle emissioni di gas serra.
Gli esperti citati da Gizmodo e Green Queen concordano sul fatto che le opzioni migliori sono sempre i pesci piccoli catturati in natura come aringhe e sardine, spesso meno sovrasfruttati. Anche i molluschi, come le ostriche, sono una buona opzione perché sono pulitori naturali degli oceani.
In conclusione: sebbene esistano opzioni rispettose del clima e dell'ambiente per quanto riguarda il pesce, le vere fonti di proteine green saranno sempre a base vegetale, come mostra il grafico di Our World in Data, che le colloca in cima alla catena.
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