L'ultimatum di Medvedev: un punto di non ritorno nelle già precarie relazioni tra Stati Uniti e Russia?
Dmitry Medvedev, ex presidente della Russia e stretto collaboratore di Vladimir Putin, ha intensificato le tensioni internazionali con un esplicito avviso nucleare diretto agli Stati Uniti, evidenziando la crescente ostilità tra Mosca e Washington.
In un recente post sul suo canale Telegram, Medvedev, attualmente vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, ha criticato le notizie circolanti sul trasferimento di armi nucleari statunitensi all'Ucraina.
"I politici e i giornalisti americani stanno discutendo seriamente delle conseguenze del trasferimento di armi nucleari a Kiev", ha esordito Medvedev, secondo una traduzione delle sue dichiarazioni da parte di Newsweek.
"Sembra che la mia triste battuta sul p a z z o e s e n i l e Biden, che ha deciso di lasciare questa vita con grazia, portando con sé una parte significativa dell'umanità, si stia trasformando in una spaventosa realtà", ha aggiunto Medvedev.
L'ex presidente russo ha continuato dicendo che fornire armi nucleari a un paese in guerra con la più grande potenza nucleare del mondo era un'idea così assurda da suscitare "sospetti di una psicosi paranoica" in Joe Biden.
Affermando di sentirsi obbligato a rispondere al dibattito in corso tra giornalisti e politici statunitensi, Medvedev ha illustrato due motivi per cui trasferire armi nucleari all'Ucraina sarebbe una cattiva idea per Washington.
Medvedev ha osservato, infatti, che la sola minaccia di trasferire armi nucleari all'Ucraina potrebbe essere considerata una preparazione a un conflitto nucleare con la Russia.
L'ex presidente russo ha sottolineato che l'effettivo trasferimento di armi nucleari a Kiev sarebbe "equiparato a un atto di attacco al nostro Paese ai sensi dell'articolo 19 dei Fondamenti della politica statale nel campo della deterrenza nucleare".
"Le conseguenze sono ovvie", ha continuato Medvedev. La dottrina nucleare russa e la politica di primo colpo nucleare di Mosca consente, infatti, un primo attacco in un insieme ristretto di circostanze.
Secondo Newsweek, l'articolo 19 dei Fondamenti della politica statale sulla deterrenza nucleare consente alla Russia di utilizzare un'arma nucleare nel caso in cui Mosca riceva dati affidabili sull'imminente lancio di missili balistici contro la Russia.
Nel suo recente post su Telegram, insomma, Medvedev ha suggerito che anche solo discutere la possibilità di trasferire armi nucleari all'Ucraina potrebbe fornire alla Russia una giustificazione per l'uso di armi nucleari.
Qualora gli Stati Uniti decidessero di trasferire armi nucleari all'Ucraina, ciò giustificherebbe, per la Russia, l'uso di armi nucleari. Tuttavia, questa eventualità non rappresenta uno scenario che dovrebbe sollevare reali preoccupazioni.
Le recenti dichiarazioni di Medvedev rappresentano una reazione all'articolo pubblicato il 21 novembre dal New York Times. Quest'ultimo suggeriva che alcuni funzionari statunitensi stavano considerando l'idea di restituire all'Ucraina le armi nucleari che le erano state sottratte in seguito al collasso dell'Unione Sovietica, in accordo con le clausole del Memorandum di Budapest.
Anche il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha espresso forte disappunto in merito al rapporto, definendo i suggerimenti contenuti come "argomentazioni completamente irresponsabili da parte di individui che dimostrano una scarsa comprensione della realtà", secondo quanto riportato da Reuters.
Peskov ha aggiunto che i funzionari che hanno avanzato tali ipotesi "non si sono sentiti minimamente responsabili nel rilasciare tali dichiarazioni", sottolineando che quest'ultime "sono anonime".
Newsweek ha richiesto un commento alla Casa Bianca riguardo la reazione di Medvedev alle recenti dichiarazioni pubblicate dal New York Times. Fonti di Washington confermano che il presidente Biden "non ha intenzioni di fornire armamenti nucleari all'Ucraina".