Parigi, Firenze, New York... le città che provocano particolari sindromi nei viaggiatori
Viaggiare è sempre un'ottima esperienza per nutrire l'anima e per scoprire nuovi orizzonti, ma non sempre il risultato di un viaggio rispecchia appieno le aspettative del viaggiatore, dando origine, a volte, a dei disturbi caratterizzati da sintomi e segni non sempre piacevoli.
In molti casi si parla di vere e proprie sindromi che colpiscono una particolare tipologia di viaggiatore a seconda del luogo di destinazione scelto e, a volte, anche dalla loro provenienza. Scopriamo in questa gallery quali sono.
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Ne avete mai sentito parlare? La sindrome di Parigi è un particolare disturbo, che sembrerebbe molto diffuso specialmente tra i viaggiatori giapponesi. Cerchiamo di capire di cosa si tratta.
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È stato lo psichiatra giapponese, il dottor Hiroaki Ota, nel 1986, a parlare per la prima volta de "La sindrome di Parigi", espressione con cui si riferiva ai turisti giapponesi, che dopo aver visitato la celebre "città dell'amore", subivano un forte shock o addirittura un crollo emotivo.
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I motivi di questo forte impatto possono dipendere da due fattori fondamentali. Il primo riguarda lo shock culturale subito da un turista asiatico in una metropoli dalle caratteristiche così diverse dal proprio paese di provenienza.
Altra ragione per cui si può verificare la Sindrome di Parigi potrebbero riguardare le altissime aspettative che i visitatori hanno riposto nella magica capitale francese, dopo anni di film romantici e letture di romanzi ambientati nella famosa città europea.
I sintomi della Sindrome di Parigi non sono così trascurabili: ansia, tachicardia, allucinazioni, deliri e anche l'idea di essere perseguitati. Si tratta di stati psicologici che si manifestano quando la persona interessata si sente sopraffatta da ciò che sta vivendo.
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"Preferirei essere un lampione a New York che il sindaco di Chicago": sono le parole del famoso cestista statunitense Jimmy Walker, riportate in un articolo del New York Time, in cui viene analizzata quest'altra particolare sindrome.
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Le parole di Walker riassumono perfettamente ciò che è alla base della Sindrome di New York: la città che non dorme mai attira ogni anno tantissime persone, le quali, stimolate dalla sua frenesia, cercano di sfuggire dalle visioni provinciali di provenienza per poter essere accolti da persone con una visione più ampia.
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Nello stesso articolo del New York Time lo psichiatra Anthony Zito osserva: "A causa del suo ritmo, questa città offre una sfida maggiore alla persona che osa affrontarla. Sa che se fallisce, verrà travolto. Quel tipo di sfida rischiosa attrae particolarmente la persona che cerca di definirsi attraverso i suoi successi."
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Questa sindrome colpisce soprattutto persone provenienti da altre zone degli Stati Uniti, aree geografiche considerate più provinciali, con una grande voglia di riscatto. Le persone che si sentono sopraffatte dal ritmo di vita della nota città statunitense potrebbero avvertire senso di panico e agorafobia.
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Anche in questo caso si parla di sopraffazione, ma questa volta da un'elevata concentrazione di opere d'arte o bellezze artistiche. La sindrome di Stendhal è legata alla città di Firenze e si può definire anche come sindrome estetica.
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Gli amanti dell'arte in visita nella famosa città toscana, considerata da sempre la culla del Rinascimento, possono provare delle emozioni così forti da avvertire improvvisamente stordimento, desiderio di piangere, confusione, vertigini e in alcuni casi allucinazioni.
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Il suo nome è dovuto allo scrittore francese Marie-Henri Beyle, conosciuto con lo pseudonimo di Stendhal, che descrisse per la prima volta l'esperienza che ebbe visitando la Basilica di Santa Croce e gli affreschi di Giotto a Firenze nel 1817.
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Con questa denominazione oggi ci si riferisce anche a emozioni molto intense che si provano dinanzi ad un altro tipo di bellezza, come quella incommensurabile della natura.
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Anche Gerusalemme rientra tra le città in grado di avere un forte impatto emotivo sui suoi visitatori, specialmente nel periodo natalizio, tanto da dare origine alla Sindrome di Gerusalemme.
Si tratta di un'esperienza a dir poco mistica che avvolge il viaggiatore in visita nella città: all'improvviso potrebbe sentirsi totalmente distaccato dalla realtà e iniziare a riscontrare comportamenti anomali.
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Lo psicologo Fabio Meloni, sul suo sito web, spiega cosa succede in questi casi: "La sindrome di Gerusalemme designa un impulso improvviso di fede, come se ci fosse una chiamata dall’alto, che spinge le persone a compiere delle azioni psicotiche, non dappertutto, ma solo nei pressi della Città Santa".
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Meloni afferma anche che sono stati fatti degli studi al riguardo: "Le osservazioni condotte a Gerusalemme dal 1980 al 1993 rilevarono 1200 casi di turisti in preda a uno scompenso psicotico indotto dai luoghi sacri. Per 470 persone fu necessario il ricovero ospedaliero presso il Centro Kfer Shaul. La sindrome fu attribuita all’estasi religiosa provocata dai luoghi di culto".
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Questa sindrome non riguarda una città specifica ma piuttosto un particolare tipo di viaggiatore. La sindrome di Wanderlust rappresenta l'insaziabile desiderio di viaggiare, un'ossessione che spinge coloro che ne sono affetti a cercare costantemente nuovi luoghi da esplorare.
Secondo recenti studi, il responsabile di quest'ossessione di viaggiare è un gene, il DRD4-7R, rinominato il gene della Wanderlust. A quanto pare solo 20% della popolazione lo possiede, specialmente quelle popolazioni che hanno un grande passato di migrazione.
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Uno studio di Garret Lo Porto riportato dall’Huffington Post sostiene che questo gene risalga all'uomo di Neanderthal: "Se hai attivato questo gene Neanderthal, diventi una persona alla ricerca di sensazioni, propensa al rischio, impulsiva e altamente creativa. Non pensi come gli esseri umani moderni, ma 'pensi diversamente'".
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Ecco come potrebbe essere spiegata, quindi, quell'irrequietezza e quell’impulso irrefrenabile di viaggiare alla scoperta di nuove ed entusiasmanti mete.
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