Esistono parole che non possono essere tradotte: eccone alcune

Parole intraducibili
Un assaggio di culture diverse
Fernweh (tedesco)
Komorebi (giapponese)
Gökotta (svedese)
Toska (russo)
Mamihlapinatapei (yagan: lingua indigena della Terra del Fuoco)
Torschlusspanik (tedesco)
Jayus (indonesiano)
Taarof (persa)
Sobremesa (spagnolo)
Ya’aburnee (arabo)
Saudade (portoghese)
Dépaysement (francese)
Tartle (scozzese)
Aspaldiko (basco)
Ghodar-dim (bengali)
Ré nao (cinese)
Hygge (danese)
Uitwaaien (olandese)
Kaamos (finlandese)
Psithurism (greco)
Firgun (ebraico)
Gluggaveður (islandese)
Flâneur (francese)
Wabi-sabi (giapponese)
Parole intraducibili

Se hai mai provato a imparare una nuova lingua, saprai che tradurre non è certo un compito facile. Ci sono oltre 7.000 lingue al mondo e altrettante parole e idee che non hanno un corrispettivo diretto in altre lingue.

Un assaggio di culture diverse

Esaminando attentamente le parole intraducibili delle varie lingue, possiamo farci un'idea delle diverse culture e dei sistemi di credenze che esistono al mondo. Scopriamo insieme alcune di esse!

Foto: Marco Zuppone/Unsplash

Fernweh (tedesco)

La parola "Fernweh" descrive il desiderio di lasciare tutto ciò che si conosce per partire alla scoperta del mondo. È composta da "Fern", che significa "lontano", e da "weh", che allude a "qualcosa che provoca dolore", quindi potrebbe essere tradotta come la nostalgia o il desiderio di conoscere luoghi lontani.

Komorebi (giapponese)

"Komorebi" descrive le danze dell'ombra e della luce, in particolare quando la luce del sole risplende attraverso le foglie degli alberi.

Gökotta (svedese)

Allude al fatto di svegliarsi presto al mattino con lo scopo di uscire ad ascoltare il canto degli uccellini.

Toska (russo)

ll termine "Toska" è stato descritto dall'autore russo Vladimir Nabokov come "una sensazione di angoscia spirituale senza una causa specifica. Un dolore sordo dell'anima. Un desiderio ardente senza niente da desiderare".

Foto: Sasha Freemind/Unsplash

Mamihlapinatapei (yagan: lingua indigena della Terra del Fuoco)

La parola "Mamihlapinatapei" è descritta come "lo sguardo non accompagnato da parole, ma significativo, condiviso da due persone che desiderano iniziare qualcosa, ma sono entrambe riluttanti a prendere l'iniziativa".

Foto: Alexandru Zdrobau/Unsplash

Torschlusspanik (tedesco)

Questa parola significa letteralmente "panico da chiusura del cancello" e viene usata per descrivere il timore che le opportunità diminuiscano con l'avanzare dell'età.

Jayus (indonesiano)

Significa una battuta così brutta o così poco divertente che non si può fare a meno di ridere.

Taarof (persa)

"Taarof" si riferisce al fatto di non accettare facilmente ciò che gli altri ci offrono. Si tratta di un tira e molla educato quando si danno e ricevono regali, cibo, denaro o un invito.

Sobremesa (spagnolo)

Questa parola si riferisce all'abitudine culturale di molti Paesi di lingua spagnola di rimanere seduti a tavola anche dopo aver finito di mangiare, per favorire la digestione e continuare la conversazione.

Ya’aburnee (arabo)

Letteralmente "tu mi seppellisci", questa parola macabra ma al contempo bellissima esprime l'augurio di morire prima di un'altra persona, perché sarebbe troppo difficile vivere senza di lei.

Saudade (portoghese)

Questa parola si riferisce al sentimento di nostalgia per qualcosa che si ama e che si è perduto o che è fuori portata. La musica fado, un genere di canto malinconico, è strettamente legata alla "saudade".

Dépaysement (francese)

Questa parola viene usata per descrivere la sensazione di non essere nel proprio Paese. A differenza della nostalgia di casa, può essere positiva o negativa, ma parla del trovarsi fuori dalla propria zona di comfort.

Tartle (scozzese)

L'atto di esitare nel presentare qualcuno a un'altra persona perché ci si è dimenticati come si chiama.

Aspaldiko (basco)

Questa parola intraducibile della lingua basca descrive l'euforia e la felicità che si prova quando si rincontra qualcuno che non si vede da molto tempo.

Foto: Katie Treadway/Unsplash

Ghodar-dim (bengali)

Termine sarcastico per indicare una falsa speranza. Letteralmente significa "uovo di cavallo", quindi rappresenta qualcosa che non esiste o che non può accadere.

Ré nao (cinese)

La parola cinese "ré nao" viene solitamente tradotta come "vivace" o "movimentato", ma il suo vero significato va oltre questi aggettivi. Si riferisce a un luogo divertente e animato, con un'atmosfera invitante che fa venire voglia di essere lì.

Hygge (danese)

Questa parola descrive il calore umano che si crea quando ci si rilassa in compagnia di persone care, come gli amici e la famiglia. "Hygge" di solito consiste nel trascorrere la serata a casa al caldo sotto le coperte e alla luce delle candele, magari accompagnati da qualche drink.

Uitwaaien (olandese)

Questa parola olandese significa stare fuori quando c'è molto vento, in particolare a contatto con la natura, al fine di ritemprarsi e liberare la mente. "Uitwaaien" deriva da "uit", che significa "fuori", e "waaien", "soffiare".

Kaamos (finlandese)

"Kaamos" è il termine utilizzato dai finlandesi per indicare la "notte polare", la stagione senza alba che caratterizza la Finlandia settentrionale. Tuttavia, il termine descrive anche il desiderio di sole e la mancanza di motivazione ed entusiasmo.

Psithurism (greco)

Con "Psithurism" si intende il fruscio delle foglie al vento. Deriva dal greco antico "psithuros", che significa "sussurro" o "calunnia".

Foto: Khamkeo Vilaysing/Unsplash

Firgun (ebraico)

Questo termine e concetto ebraico è utilizzato nella cultura israeliana per descrivere la felicità genuina e sincera per i risultati ottenuti da un'altra persona, senza secondi fini.

Gluggaveður (islandese)

Il termine "Gluggaveður" significa letteralmente "tempo da finestra" e si riferisce al tempo che sembra piacevole dalla finestra ma che in realtà è piuttosto freddo.

Flâneur (francese)

"Flâner" è un verbo che significa "passeggiare", quindi un "flâneur" è una persona che ama vagare per le strade e immergersi nella città. Il termine è stato coniato nel XIX secolo per descrivere un intellettuale di una certa classe sociale che passava il proprio tempo a esplorare le strade di Parigi.

Wabi-sabi (giapponese)

Molto è stato scritto su questo insegnamento di vita giapponese, ma può essere riassunto come un modo di vivere che si incentra sulla ricerca della bellezza nelle cose semplici e sull'accettazione del ciclo naturale della vita, scandito dalla crescita e dal decadimento.

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