Perché i russi denunciano i propri connazionali critici con la guerra
Da quando la Russia ha invaso l'Ucraina nel mese di febbraio del 2022, il Cremlino ha inasprito le misure contro chiunque si opponga alla guerra, introducendo una serie di leggi restrittive.
Stando ai dati dell'osservatorio russo per la tutela dei diritti umani OVD-Info, ci sono almeno 813 procedimenti penali in corso contro dissidenti contrari alla guerra in virtù delle leggi repressive del Cremlino.
In un discorso pubblico nel marzo 2022, Putin dichiarava che l'opera di "pulizia" interna della società non avrebbe fatto altro che rafforzare il Paese e che i russi "saranno sempre in grado di distinguere i veri patrioti dalle canaglie e dai traditori e sputarli fuori come moscerini finiti per sbaglio in bocca".
In seguito alle dichiarazioni di Putin, il partito Russia Giusta ha creato un sito web in cui i russi possono inserire informazioni sui cittadini "non patriottici", come riporta il Moscow Times.
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Secondo il quotidiano russo, sono seguite molte campagne simili in diverse città, create per segnalare "vicini, colleghi e persino parenti politicamente scorretti".
La studentessa e blogger moscovita Elmira Khalitova, per esempio, è stata segnalata da suo padre, il quale aveva detto in un evidente stato di ebbrezza che la figlia aveva incoraggiato le persone a "uccidere i russi", accusa che lei nega.
Al Moscow Times la giovane ha detto che la colpa del drammatico gesto del padre è da ricercarsi nella retorica della "propaganda televisiva", poiché le sue opinioni politiche sono fortemente influenzate dai canali televisivi statali e dai programmi politici, sottoposti a stretto controllo del governo.
In seguito al bombardamento russo di un teatro nella città ucraina di Mariupol a marzo 2022, l'artista di San Pietroburgo Alexandra Skochilenko aveva scambiato i cartellini dei prezzi dei supermercati con adesivi contenenti informazioni sull'attacco che ha ucciso centinaia di civili, come ha riferito Al Jazeera.
Un cliente del negozio ha denunciato il suo atto di resistenza alla polizia e l'artista è stata arrestata per "diffusione di false informazioni". Secondo l'agenzia di stampa, ora rischia fino a 10 anni di carcere.
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La pratica della delazione in Russia risale all'epoca sovietica, quando si denunciavano alle autorità sconosciuti, vicini e colleghi perché anticomunisti.
In base al Codice penale del 1926, un individuo poteva rischiare il carcere per "omessa denuncia di un crimine controrivoluzionario noto, in preparazione o commesso", come spiega Russia Beyond.
"Il Partito [comunista] ha un grande esercito di informatori volontari. Abbiamo una relazione completa su tutti; su ognuno", sosteneva il leader dell'URSS Konstantin Chernenko (nella foto).
Secondo l'articolo dello storico Boris Egorov su Russia Beyond, con le loro denunce molti sovietici speravano sinceramente di aiutare lo Stato nella sua lotta contro i "nemici della Rivoluzione", mentre alcuni lo facevano esclusivamente per i propri interessi personali.
Allo stesso modo, attualmente la maggior parte degli autori delle delazioni è convinta di stare contribuendo al compimento di "una sorta di giustizia", come ha sottolineato l'antropologa Alexandra Arkhipova in un recente episodio di un podcast del sito di notizie indipendente Meduza.
È il caso della delatrice autoproclamata Anna Korobkova, che ha rivelato alla BBC di aver appreso questa pratica da suo nonno, un informatore anonimo della polizia segreta sovietica durante il regno di Stalin.
Anna sostiene di aver stilato 1.397 denunce nei confronti di connazionali critici con la guerra che, a seguito delle sue segnalazioni, sono stati puniti, licenziati dal lavoro ed etichettati come agenti stranieri.
"Non mi dispiace per loro. Provo gioia se vengono puniti a causa delle mie segnalazioni", ha detto la donna alla BBC.
Le autorità russe hanno raccontato alla BBC di essere state sommerse dalle segnalazioni dall'inizio della guerra e di aver impiegato molto tempo per indagare e riesaminare "infinite accuse".
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Le delazioni sono comuni anche all'interno delle agenzie governative. Yelena Kotenochkina, deputata del Consiglio distrettuale Krasnoselsky di Mosca, ha dovuto abbandonare la Russia dopo averla definita uno "Stato fascista" durante una riunione del Consiglio, come hanno riferito diversi media.
Kotenochkina, che ora è sulla "lista dei ricercati" della Russia, ha dichiarato al Moscow Times che è "giusto" paragonare ciò che sta accadendo oggi con l'epoca sovietica.
"Le persone vengono messe in prigione per le loro opinioni, mentre lo Stato incoraggia le delazioni come negli anni '30", ha detto.
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