Le teorie a cui si rifà Putin per giustificare l'invasione dell'Ucraina
Il Patriarca di Mosca, Cirillo I, ha descritto il conflitto in Ucraina come una "guerra santa", mentre il presidente russo Vladimir Putin, sebbene non utilizzi lo stesso termine, ha definito ripetutamente la guerra come "giusta", appoggiandosi su alcune teorie.
Ne ha parlato uno storico russo, Ilya Yablokov, in un articolo pubblicato sul New York Times, in cui enumera le 5 teorie a cui si rifà il leader russo per giustificare l'attacco al paese vicino.
Secondo Yablokov il motivo principale che adduce Putin è che "l'Occidente vuole spartirsi il territorio della Russia", rievocando gli spauracchi della Guerra Fredda e della rivalità tra Stati Uniti e Unione Sovietica.
L'altra ragione, almeno secondo Yablokov, riguarda la NATO e, più precisamente, l'intenzione dell'Organizzazione Atlantica di utilizzare come campo militare il territorio ucraino, portando il nemico proprio al confine con la Russia.
Un'altra giustificazione apportata dal Cremlino è che lo Stato russo si trovava a dover affrontare il nemico al confine (la NATO), ma anche all'interno, come lo era Navalny, morto in circostanze misteriose proprio mentre era detenuto.
I nemici interni, come aggiunge Yablokov, sarebbero guidati e appoggiati dall'Occidente, desideroso di arrivare alla distruzione della Russia.
Anche il movimento mondiale LGBT+ sarebbe, secondo Putin,"un complotto contro la Russia", dice Yaboklov e nella visione del leader russo la guerra in Ucraina ha rappresentato e rappresenta l'unico modo per difendere i valori tradizionali russi e impedire il proliferare di quelli occidentali.
Secondo Yablokov, l'ultima motivazione utilizzata dal Cremlino è di tipo difensivo: "l'Ucraina si prepara a usare armi biologiche contro la Russia", pertanto la guerra non è solo giustificata, se non necessaria.
Sebbene queste 5 motivazioni siano sempre presenti nella propaganda pro-guerra attuata dal governo di Mosca è impossibile dire con certezza quanti russi ne siano convinti e quanti no.
In questi anni di guerra ci sono state molte manifestazioni, anche in territorio russo, contro la guerra. E molti casi in cui i manifestanti sono finiti in prigione, secondo il Cremlino per aver protestato "illegalmente". È forse naturale chiedersi quante persone lo farebbero se non avessero questo timore.
Nella foto: la scrittrice Yevgeniya Berkovich, detenuta con l'accusa di giustificazione del terrorismo