Putin revoca il decreto chiave sulla sovranità della Moldavia, che teme un golpe della Russia
Vladimir Putin ha revocato un decreto chiave del Cremlino a favore della sovranità della Moldavia solo una settimana dopo le accuse di tentativo di colpo di stato rivolte al leader russo da parte della presidente della Repubblica ex sovietica.
Il 21 febbraio scorso Putin ha revocato un decreto del 2012 che delineava la politica estera della Federazione Russa, un importante documento che faceva parte di un più ampio processo di riavvicinamento di Mosca all'Occidente.
Il decreto del 2012 conteneva un'importante sezione dedicata alla crisi separatista in Transnistria, secondo la quale Mosca si impegnava a lavorare per una risoluzione che rispettasse la "sovranità" e l'"integrità territoriale" della Moldavia.
L'ordinanza di revoca del decreto, pubblicata dal Cremlino sul suo sito web, ha addotto i "profondi cambiamenti in atto nelle relazioni internazionali" come motivo alla base della rinuncia della Russia agli impegni assunti nel 2012.
La revoca dell'impegno di Putin a rispettare la sovranità moldava è arrivata pochi giorni dopo che la Russia è stata accusata di pianificare un colpo di Stato in Moldavia.
Lo scorso 13 febbraio, la Presidente moldava Maia Sandu ha accusato Putin e lo Stato russo di tramare un colpo di Stato nel suo Paese, con l'obiettivo di utilizzare i manifestanti della "cosiddetta opposizione" per "rovesciare l'ordine costituzionale".
"Attraverso azioni violente, mascherate dalle proteste della cosiddetta opposizione, il cambio di potere a Chisinau sarebbe forzato", ha dichiarato la presidente moldava.
"Per la realizzazione del piano, gli autori fanno affidamento su diverse forze interne, ma soprattutto su gruppi criminali come il partito Sor e tutti i suoi derivati", ha aggiunto Maia Sandu.
I documenti che rivelano il progetto di golpe da parte della Russia in Moldavia sarebbero stati trasmessi a Sandu dal governo ucraino, che aveva intercettato i piani e ne aveva rivelato pubblicamente l'esistenza durante un vertice dell'UE a Bruxelles.
"Ho informato [la presidente Sandu] che abbiamo intercettato il piano di distruzione della Moldavia ad opera dell'intelligence russa", ha dichiarato il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy ai rappresentanti degli Stati membri dell'Unione Europea il 9 febbraio scorso.
La portavoce del Ministero degli Esteri russo Maria Zakharova si è affrettata a negare le accuse di Sandu in un comunicato, definendole "completamente infondate e ingiustificate".
"A differenza dei Paesi occidentali e dell'Ucraina, noi non interferiamo negli affari interni della Moldavia e di altri Paesi del mondo", ha aggiunto la Zakharova.
Maria Zakharova ha accusato Kiev di aver tentato di alimentare la tensione tra Russia e Moldavia per portare Chisinau "a un duro confronto con la Russia".
"La Russia non rappresenta una minaccia per la sicurezza della Repubblica di Moldavia", conclude la dichiarazione del Ministero degli Esteri russo.
Da quando è stato rivelato il presunto piano per rovesciare il governo democraticamente eletto della Moldavia, nel Paese si è scatenata un'ondata di proteste organizzate da un gruppo affiliato al "partito moldavo Sor, favorevole alla Russia", secondo quanto riportato da France 24.
France 24 aggiunge: "Alcuni dei manifestanti radunati a Chisinau hanno chiesto le dimissioni della presidente del Paese, al grido di 'Abbasso Maia Sandu!'", il che riecheggia l'allarme lanciato dalla leader il 13 febbraio scorso.